Descrizione
Giulio Orsini era – e resta tuttora – un turbine fuori stagione, una di quelle letture che possono guastare non soltanto un pomeriggio di domenica, ma anche una settimana intera, un’esperienza in grado di suscitare follie nei più impressionabili, fino a tradursi nell’acquisto di quel biglietto di sola andata, quello che non avresti mai osato prendere.
Adolfo De Bosis ne fu grande ammiratore. Lo stesso valeva per Marino Moretti. E ancora, dopo l’Orpheus, che dire dei Canti Orfici di Dino Campana? Una scossa elettrica correva lungo la schiena della poesia italiana, il mahlerismo decadentistico dell’orchestra orsiniana risuonava in tutte le sale, assurto a farsi la grande sinfonia – molto liberty – della belle époque italiana.
Le accuse di réclame non mancavano. Non importa. Importa questo: con Fra terra ed astri Domenico Gnoli aveva creato finalmente il suo capolavoro, una pietra miliare che divideva il vecchio secolo dal nuovo. Dopo l’esplorazione cosmica di Giulio Orsini nulla sarebbe stato mai più lo stesso. Qualcosa si era spezzato e dalle ceneri della lirica tardoromantica si scuoteva la fenice della grande poesia metafisica del Novecento.
Dalla Prefazione di John Butcher